Elezioni
Dall’accordo tra i 4 partiti principali esce una legge elettorale anonima, su cui nessuno ha grande voglia di mettere il nome. Ma la legislatura è finita.
In Parlamento è partito il gioco della sedia, quello che facevamo da piccoli alle feste. Tutti concentrati sulla musica, che sta per finire.
Meno Re Sole, più primus inter pares: così mi pare il Renzi dell’ultimo Lingotto. Poi, chissà.
Umanamente mi dispiacerebbe, politicamente dipende dalla legge elettorale. Due parole sulla possibile scissione del Pd, da uno che ci mise la faccia.
Avevano presentato le elezioni a Roma come una scelta tra competenti-ma-disonesti e incompetenti-ma-onesti. Non avevano previsto la possibilità peggiore.
Il governo Gentiloni sta a quello Renzi come la carbonara vegetariana a quella normale: a parte il guanciale, la ricetta non cambia.
Onestà e trasparenza, avevano detto. E su quella promessa avevano conquistato voti e speranze. Ora il M5S traballa nella prova più difficile: Roma.
Giustizialismo, sparate, insulti: Cleveland archivia la convention di Trump, che ha preso in leasing i repubblicani per andare alla Casa Bianca.
Pareggio con rimonta per l’Italia contro l’Olanda: un anno per uno al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Storia e commento di una votazione emozionante.
Raggi a Roma, Appendino a Torino: due grandi sfide per il M5S, due messaggi chiari per Renzi e il suo governo, sempre meno salvifico e sempre più normale.
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