Forza Italia
Dall’accordo tra i 4 partiti principali esce una legge elettorale anonima, su cui nessuno ha grande voglia di mettere il nome. Ma la legislatura è finita.
L’uomo che ha diviso il Paese e cambiato la politica italiana compie 80 anni. Breve riflessione su Berlusconi di uno che lo ha combattuto in Parlamento.
Ieri lo Sveglia Italia, sabato prossimo il Family day: il dibattito sulle unioni civili in Senato si annuncia teso. Ma pluralismo non significa paralisi.
Anche Berlusconi provò a fare un partito della Nazione, ma aveva opposizioni forti. Renzi, invece, ci sta riuscendo, e non tutto il Pd fa salti di gioia.
Dopo gli US Open, l’onnivoro Renzi è accusato di speculare sui successi sportivi. Anche dal partito di Berlusconi, che ci ha costruito il proprio consenso.
Il centro da occupare, il partito visto come una valigia pesante, persino il linguaggio: nel Renzi di ieri all’assemblea Pd c’è parecchio Berlusconi.
Alle Regionali finisce l’effetto Renzi e tornano panorami familiari alla politica italiana. La destra non è morta, Grillo prende voti anche quando dorme.
Le divisioni interne, la fiducia: niente di nuovo sotto il sole della sinistra. Ma il nodo vero non è la legge elettorale.
Milan, Mediaset e Forza Italia hanno una cosa in comune: il marchio funziona ancora, la sostanza si sta svuotando. 2 su 3 si possono vendere, la terza no.
Berlusconi torna in campo, ma trova i ruoli occupati: Verdini e Fitto gli hanno fregato la difesa, Renzi il centrocampo e Salvini l’attacco.
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